"Ed ecco sul tronco si rompono gemme
un verde più nuovo dell'erba che il cuore riposa"
Quasimodohttps://www.youtube.com/watch?v=Ud9_OgYSXbA
Aggirando l’edilizia abbiamo ricavato questo luogo virtuale, ma per la mente molto reale, per parlare insieme di psiconcologia e di psicologia. Luogo per il racconto di chi vuole condividere la propria esperienza e i propri pensieri
Fermarsi per vedere dove si sta andando, per ricordarci chi siamo in questo viaggio che continuamente ci fa cambiare, come in una danza in cui ogni passo ci avvicina o ci allontana dalle nostre parti più essenziali.
domenica 30 ottobre 2016
mercoledì 12 ottobre 2016
Racconti e incontri
Ecco ci siamo...
il tirocinio di Giomaria (Peddio), l'incontro con Daniela (Ibba), tutta l'estate al lavoro e poi Patrizia (Idile) e Marialuisa (Rocchigiani) e naturalmente Lucia (Deroma).
E poi la cena "silenziosa" a Cagliari; i contatti di Pietro (Soddu) con le sedi dell'AIL e poi noi con gli psicologi che nelle sedi lavorano finalmente : compagni in attraversamento e sosta.
Ed ecco...ci siamo, sulla pietra alta...
il tirocinio di Giomaria (Peddio), l'incontro con Daniela (Ibba), tutta l'estate al lavoro e poi Patrizia (Idile) e Marialuisa (Rocchigiani) e naturalmente Lucia (Deroma).
E poi la cena "silenziosa" a Cagliari; i contatti di Pietro (Soddu) con le sedi dell'AIL e poi noi con gli psicologi che nelle sedi lavorano finalmente : compagni in attraversamento e sosta.
Ed ecco...ci siamo, sulla pietra alta...
lunedì 10 ottobre 2016
E i gruppi di parola?
“Ci vogliono i gruppi di Parola per i genitori, non giudici”
(Andrea, 9 anni – 2011)
“Lo
so cosa sento… ma non voglio dirlo”. È
così che mi rispose un operatore al primo incontro del “Gruppo di Parola” e
riuscì a sintetizzare tutto ciò per cui questi gruppi sono nati anche
recentemente in Italia, dopo le esperienze di altri Stati europei (canadesi,
francesi e anglosassoni in particolare).
Per
spiegare meglio la funzione di un “Gruppo di Parola” e chiarirne la
denominazione, può essere utile riprendere questo pensiero: molti studi recenti
sottolineano il forte bisogno degli operatori sanitari in campo oncologico ed
ematologico di mettere parola e ricevere parola nei momenti di
traumatizzazione vicaria. La maggior parte di essi non viene formata e
informata in modo adeguato sul trauma insito nella relazione di cura, sul senso
dei cambiamenti intercorrenti nell’organizzazione delle cure, e viene lasciata sola e all’oscuro, senza
possibilità di parlare dei sentimenti e delle paure specifiche di questa
posizione lavorativa ed esistenziale.
Risulta che la maggioranza delle
decisioni vengono calate dall’alto senza che le informazioni circolino
paritariamente e facilmente tra i membri dell’equipe (medici, ma soprattutto
infermieri, ausiliari, o
ss e personale delle pulizie che nei reparti ematologici
stabilisce una relazione stretta con il paziente).
“Mettere
parola” non è sempre facile così il Gruppo, composto da altri che vivono la
medesima esperienza e condotto da una persona che viene percepita come “estranea”,
può rappresentare uno strumento importante ed una opportunità preziosa per dare un nome a ciò che si prova e,
soprattutto, per “autorizzarsi” a
provare determinati sentimenti (dolore, rabbia, vergogna, tristezza, speranza,
curiosità, etc.), esplicitandoli senza paura.
Occorre
chiarire, come specificato dalla Marzotto (2010), che “[…] il Gruppo di Parola
non ha finalità terapeutiche nel senso che non presuppone uno stato di malattia
e la relativa necessità di un cambiamento […]. Non si tratta nemmeno di un
gruppo di ri-educazione”
La
prassi metodologica sperimentata a Milano presso l’Università Cattolica - Alta
Scuola di Psicologia Gemelli è quella di:
-
4 incontri, di due ore ciascuno (di cui l’ultimo
con i coordinatori o responsabili), con 8/10 partecipanti;
-
iscrizione condivisa dal direttore del servizio;
-
condivisione e trattazione degli argomenti più
importanti attraverso l’utilizzo di emoticon*, cartelloni, letture, giochi,
drammatizzazione, etc.;
-
redazione di una lettera finale da leggere
l’ultimo giorno
-
una “ritualità” dei gesti che, nella ripetizione
durante tutti gli incontri, rappresenta un quadro simbolico importante che “rassicura”;
-
il “patto di segretezza” tra conduttore e
partecipanti che sugella la reciproca fiducia e che permette di poter esprimere
qualsiasi opinione sulla propria situazione.
Spazio comune di sogno
È nell’incontro con l’altro che
prende forma l’esperienza. In questo spazio così complesso, che comprende
svariati linguaggi, si costruiscono i significati e si condividono i vissuti.
Ma cosa succede quando si comunica con linguaggi diversi, quando le
appartenenze sociali, famigliari, istituzionali, culturali e storiche si
intersecano? Citando Gregory Bateson, padre del pensiero sistemico, possiamo
dire che, cosi come “Il fiume modella le
sponde e le sponde guidano il fiume”, noi stessi siamo allo stesso tempo frutto
e radice dell’ambiente che ci vede in relazione. È in questo luogo di
complessità che la psicologia Sistemico Relazionale trova terreno fertile su
cui posare le sue lenti, per una osservazione che non è di certo neutra
rispetto ai sistemi che osserva. È su questi presupposti che nasce l’esperienza
delle “soste”, frutto della collaborazione tra l’A.I.L. di Nuoro e la IEFCOSTRE
di Cagliari, Scuola di Formazione in Psicoterapia Sistemico Relazionale. Nell’incontro
tra la Psiconcologia e la Psicologia Sistemico Relazionale, abbiamo tratto gli
spunti teorici per l’organizzazione e la metodologia degli incontri d’equipe. Di
seguito una descrizione schematica della struttura e funzione degli incontri:
Tempi e frequenza degli incontri:
Un
incontro ogni ultimo martedì del mese, della durata di un’ora.
Modalità di iscrizione:
Per
partecipare agli incontri si è chiesto agli operatori di compilare il modulo di
iscrizione e inserirlo nell’apposito raccoglitore entro il giorno precedente
all’incontro e a partire dalla data di affissione dell’avviso.
Num. Partecipanti:
Max
6 -8 partecipanti
Modalità di conduzione:
Co-Presenza
di n.1 psicologa del reparto e n.1 psicologo della scuola di formazione in
Psicoterapia Sistemico Relazionale. La psicologa conduce l’incontro, modera gli
interventi e chiarisce le regole. Lo psicologo esterno osserva gli scambi e nella
chiusura dell’incontro restituisce in forma narrativa la trama dell’incontro.
Fasi dell’incontro:
1. Ognuno dei partecipanti può proporre un caso o un argomento
da trattare
2. Si procede con il racconto del caso da parte di un
operatore e si chiede ai partecipanti di segnare su un foglio quella che si
considera essere la parola chiave
3. Ognuno nel gruppo è chiamato a riferire il racconto attraverso
la parola chiave individuata e a
ipotizzare quale sia la motivazione, la domanda o la richiesta che il collega
fa attraverso l’esposizione del caso
4. La persona che ha prima raccontato il caso e, poi,
ascoltato i commenti, dirà come si è sentita durante l’ascolto e da che cosa è
rimasta maggiormente colpita.
5. Lo psicologo restituisce ai partecipanti il filo dell’incontro
attraverso la restituzione orientata alle ridondanze che regolano la relazione
nel qui e ora del gruppo.
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