Fermarsi per vedere dove si sta andando, per ricordarci chi siamo in questo viaggio che continuamente ci fa cambiare, come in una danza in cui ogni passo ci avvicina o ci allontana dalle nostre parti più essenziali.

domenica 6 novembre 2016

Alfredo Camera






“Racconti e Incontri”
Psicodramma Analitico
di
 Alfredo Camera





Antefatto

La scena si svolge nel tardo pomeriggio di una giornata di sole autunnale, trascorsa tra i racconti raccontati e quelli secretati, tra giovani e anziani, tra maestri e allievi. Per sottofondo il tenero gorgoglio  di una piccola vita in braccio al suo giovane babbo.

I personaggi:
La Cura, seduta di spalle a chi guarda la scena
Il Curante, seduto di fronte alla Cura e ben visibile a chi guarda la scena
Il Cancro, in piedi tra la Cura e il Curante


I Atto

Il Curante:
"Cara Cura,
il gruppo è qui per te oggi.
Chi è la Cura?
Di cosa è fatta?
Sei una o sei tante?
C'è una Cura o ci sono tante cure?
Quante facce hai?
Cara Cura,
Stamattina, si è cominciato con una frase, del Presidente,
di scusa:
chiedeva scusa per il ritardo.
Si è sempre in ritardo: in ritardo nella Cura!
Si comincia la Cura quando il danno  è già cominciato
e si soffre per questo.
Arriviamo in ritardo.
Si cerca di recuperare il tempo perduto nella Cura
ma c'è già il danno.
E queste scuse le porta il Presidente del Volontariato.
Già, il Volontariato: la forza della volontà nel combattere il danno, il danno di base, che poi è la fragilità dell'essere vivente che appena nasce è già esposto alla sofferenza e alla Morte.
Il Volontariato come volontà umana di combattere per la Vita.

Cara cura,
Tu sei stata definita e descritta in molti modi.
Si è parlato molto oggi
di Mente,
di struttura che connette,
di ponti,
di porte
e di confini.
Ma allora la Cura è una Mente?
È una struttura che connette tanti fattori? tanti agenti e tante agenzie?
Sono state messe in campo  
figure e parole
disegni e frasi
racconti e formule
questa mattina e questa sera.
Toccare il padre per trovare le parole.
Fare un disegno per rappresentare la presenza di una madre.
Ma tu, cara Cura, sei una madre? o sei un padre?
Sei il sapere di un  padre  o l'estetica di una  madre?
Il sapere del padre è spesso un sapere saputo, un sapere scientifico che basta a sé stesso. 
L'estetica della madre è AISTHÊSIS: è sensazione, è emozione.
La Cura è il sapere paterno del protocollo scientifico
ma
la Cura è anche  la commozione gioiosa di una terapeuta che piange abbracciando il suo paziente.

Cara Cura,
Sei stata definita anche un numero paradossale.
Un numero tre che rappresenta la somma di due: uno più uno uguale tre.
Sei una relazione, è stato detto, sei qualcosa di più della somma di due agenti: Curante e Paziente.
È apparsa la figura di una albero con radici, tronco e rami: è un immagine dell' essere vivente, questa dell'albero, ma è anche immagine della Cura.
Cara Cura,
Si è parlato di te come equipe multidimensionale  e multiprofessionale.
Cara cura,
Non è che per caso soffri di una disturbo di personalità multipla?

Parla la Cura
"Sì, può capitare che vado incontro a scissioni, ad essere spezzettata tra i vari agenti, tra tutti quelli che pensano di rappresentarmi, ho bisogno di essere curata per evitare la frammentazione"

Il Curante
"Ecco quello che noi vogliamo fare: curare la Cura!
Deve essere la Cura il nostro paziente primario e il malato diventa il paziente secondario
nel senso che
solo se si è curata la cura si può curare il malato.
Questa è l'Alleanza Terapeutica.
Non quella classica verticale tra curante e paziente
ma
l'Alleanza Terapeutica orizzontale tra agenti curanti,
che è primaria e rappresenta la Mente della Cura: la struttura che connette i fattori della Cura.
Tante proposte sono state fatte per creare l'Alleanza Terapeutica ad esempio si è parlato di Supervisione d'equipe"

La Cura:
"Posso suggerire al posto della supervisione una Co-visione?
Un guardare insieme, magari tutti dal basso, arrivando al Super insieme, costruendo il Super attico tutti insieme, piano piano al piano alto"





II Atto
(... entra il Cancro)

Il Cancro:
"Sono il Cancro. Mi avete citato! mi definite il cattivo, il nemico, il distruttivo...
Però non avete parlato molto di me, eh!?
E le mie, di esigenze?
Vi ricordo che io rappresento la forma primaria della Vita:
cellule che si riproducono senza tregua, che diventano miliardi, che invadono senza tregua, perché non-ab-bia-mo-li-mi-ti!
Anarchia: rifiuto del sistema, rifiuto dei confini e delle porte, rifiuto del  limite.
Questa è la Vita sfrenata! che rifiuta l'Organizzazione Sistemica della Vita.
Per me Cancro, la Vita è volontà di potenza senza limiti, la Vita come Super-Vita.
Fate attenzione, però:
Se io intervengo è perchè il vostro sistema non funziona, è carente, è solo apparentemente vitale, e allora è ovvio che io posso entrare in gioco. È come in politica"

La Cura:
"Hai ragione: ecco perchè io devo essere anche politica come Cura, cioè devo essere una polis, dove molte figure collaborano a mantenere la Vita della comunità. È questo che appare oggi: famiglia, storie familiari, medici, psicologi, operatori sanitari, politici, volontari  sono tutti miei organi.
Anche io sono un organismo con tanti organi.
Ognuno di questi organi, però, deve rispettare e collaborare con gli altri e deve limitare se stesso, altrimenti il Cancro, la proliferazione, può riguardare anche questi organi.
Ci può essere un Cancro delle agenzie di Cura che metastatizza gli altri".

III Atto
(restano da soli il Curante e la Cura)
Il Curante:
 "Cara Cura, ma con la Morte come la mettiamo?
Comunque la Morte si può sconfiggere, cara Cura?
Eppure ne abbiamo parlato poco, oggi, della Morte..."
La Cura
"Eh no: io sono presente anche nella Morte, io so che la Morte può arrivare, la so accogliere, la devo accogliere come Cura, la Morte è parte della Vita.
La Morte è un fatto che avviene, che deve avvenire, ma che deve essere sociale: nel gruppo. Solo così anche la Morte viene presa dalla Vita e non distrugge la Vita".

Curante.
"Cara Cura, da curante ti chiedo: ma quale è, alla fine, il modo migliore per diventare curante?"
"Caro Curante, mi viene da risponderti con le parole di un premio Nobel: Bob Dylan
How many roads? Quante strade deve percorrere un uomo per essere uomo? Quante strade un curante deve percorrere per essere  curante? la risposta, mio caro  amico,  soffia nel vento”



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